Si dice che un’imperatrice abitasse qui, o almeno occasionalmente abitasse qui, e sì perché essendo un’imperatrice aveva molto più di un dimora.
Stiamo parlando della Villa appartenuta con buona probabilità a Poppea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone, parte di quelli oggi noti come gli scavi di Oplontis, una cittadina del territorio vesuviano, oggi inglobata nel centro urbano di Torre Annunziata. Qui, purtroppo, l’indagine è resa piuttosto difficile proprio per la presenza del centro moderno e, ad oggi, è stato possibile indagare solo una parte di questa lussuosa domus e parte di una seconda abitazione nobiliare attribuita a Lucius Crassius Tertius.
Luce, il nuovo murale di Tono Cruz per la SanitàMa torniamo alla cosiddetta Villa di Poppea, oggi inserita tra i beni che l’UNESCO ha definito “Patrimonio dell’Umanità”, si tratta di una grande complesso residenziale il cui primo impianto è databile già nella metà del I secolo a.C., ampliata in età imperiale giulio – claudia. La villa come molte altre del territorio, era in corso di restauro al momento dell’eruzione, pesantemente danneggiata dal terremoto del 62 d.C.
La villa fu indagata per la prima volta già nel ‘700, ma uno scavo più sistematico è stato effettuato solo nel 1968. Molti degli oggetti di arredo furono trovati accatastati solo in alcune stanze segno appunto che la villa la monto dell’eruzione era probabilmente disabitata. L’attribuzione a Poppea Sabina è stata fatta sulla base del rinvenimento di un’anfora con l’iscrizione che la indirizzava ad un liberto appunto dell’imperatrice.
Nella villa, trattandosi di una dimora d’otium, probabilmente non mancavano la sale dedicate alla produzione del vino e dell’olio.
La pianta della villa fino ad ora indagata è piuttosto complessa e ancora non è possibile capire l’esatta articolazione degli ambienti. Tuttavia, allo stato attuale delle indagini, sappiamo che disponeva di almeno due giardini di cui uno piuttosto ampio dove trovavano posto diverse sculture in marmo e diversi ulivi di cui è stata individuata la posizione grazie ai calchi delle radici. Un secondo giardino era invece circondato su tre lati da un colonnato.
La decorazione pittorica degli ambienti, soprattutto in secondo stile, di cui è caratteristico il trompe l’oeil, riproduce scenografiche ambientazioni architettoniche e colonnati; i temi ricorrenti sono nature morte, santuari, animali e maschere teatrali. Tutto contribuiva a rendere gli ambienti lussuosi ed accoglienti
Degna di una importante nobildonna romana, come era Poppea Sabina, era anche il piccolo impianto termale privato di cui era dotata la villa e la grande piscina lunga ben 61 metri e larga 17 attorno alla quale una lussureggiate vegetazione con platani, oleandri e limoni rendeva l’ambiente particolarmente ameno.
Di particolare interesse per comprendere la vita quotidiana del tempo è il rinvenimento dell’antica cucina dove era presente un banco in muratura con un ripiano sovrastante adibito a piano cottura.
Che qui sia realmente vissuta l’imperatrice, che via abbia o meno trascorso parte del suo tempo anche l’imperatore Nerone, in visita nelle città vesuviane poco conta, quello che a noi oggi resta è l’infinita bellezza di un pezzo di storia di circa duemila anni fa che stuzzica ed illumina la nostra fantasia.