‘O tavutiello e i cicci muorti, l’antico Halloween napoletano
Sapete che esistevano tradizioni di Halloween in pieno stile partenopeo?
Napoli, con le sue profonde radici culturali, possiede un’antica tradizione legata al culto dei morti che richiama la stessa atmosfera della festa di Halloween. In città, l’abitudine di mascherarsi e di andare in giro per raccogliere dolci non è una novità legata esclusivamente alla festa di origine celtica: fin dal Dopoguerra, bambini e ragazzi dei quartieri popolari hanno portato avanti un rito simile, ma in pieno stile partenopeo.
‘O tavutiello
Ci si vestiva di stracci e si andava in giro per le strade con una cassetta di cartone a forma di bara – l’iconico tavutiello. Questa scatola fungeva da simbolo e rappresentazione dei defunti, e, bussando alle porte, si intonava una formula per chiedere offerte: “Fate bene ai Santi morti,” oppure, con ritmo cadenzato, si recitava una filastrocca dal tono quasi ipnotico: “Famme bene, pe’ li muorte: dint’a ‘sta péttula che ‘nce puórte? Passe e ficusecche ‘nce puórte e famme bene, pe’ li muorte.”
Lo sapevi che la prima ferrovia d'Italia partì proprio da Napoli?I cicci muorti
In alcune zone dell’entroterra campano, i bambini gridavano “Cicci muorti” anziché “dolcetto o scherzetto,” facendo appello ai defunti per ricevere in cambio dolci e doni dagli adulti. Era un rito dal forte valore simbolico, che rappresentava non solo un momento di festa, ma anche una connessione profonda tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Con il passare del tempo, però, queste tradizioni locali hanno perso il loro slancio, lasciando spazio alla più moderna festa di Halloween, con le sue zucche e i suoi costumi da strega. Tuttavia, l’antico tavutiello e l’usanza di chiedere doni pe’ li muorte meritano di essere ricordati e tramandati, perché fanno parte di un patrimonio culturale prezioso che rende unica l’identità napoletana.
Anche se oggi Napoli si colora di maschere di Halloween, dietro quei volti truccati e quei dolcetti offerti si cela l’eco di antiche tradizioni. E forse, grazie anche alla memoria d’o tavutiello e dei cicci muorti, la città partenopea non dimentica il proprio legame speciale con i defunti.