O’Lavinaio a Napoli, perché si chiama così?

La toponomastica della città di Napoli rilascia informazioni essenziali sulla storia delle strade urbane. Le tre stradicciole del Lavinaio, situate nel quartiere Pendino, si chiamano così a causa delle lave che scorrevano lungo le mura difensive aragonesi.

Tradizioni e Curiosità
Articolo di , 02 Ago 2024
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Foto a cura dell'associazione Locus Iste

In adiacenza a Piazza Mercato, ubicate nel quartiere Pendino, vi sono tre stradicciole dai seguenti nomi: Vico rotto al Lavinaio, vico Colonne al Lavinaio e vico Ferze al Lavinaio.

Queste si trovavano lungo l’antica cinta muraria difensiva Aragonese per mano di Francesco Giorgio Martino.

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Le titolazioni sono molto simili tra loro ed hanno tutte in comune il termine Lavinaio. Si sa, la toponomastica di una città lascia trapelare mille segreti ed indizi in merito alla sua storia passata. Nessun nome viene attribuito a caso, bensì fa esplicitamente riferimento a qualche avvenimento trascorso.

Le strade del Lavinaio a Napoli, perché si chiamano così

A primo acchitto, si attribuirebbe il termine Lavinaio alla lava fuoriuscente dalle eruzioni vulcaniche del Vesuvio. Il termine, in realtà, non fa riferimento a ciò.

Complice la posizione geografica tra la collina e il mare, il Lavinaio richiama il termine lave, generalmente usato in quegli anni per indicare il rigoglioso flusso di acqua piovana e fango che che scorreva proprio lungo quelle strade.

Queste, infatti, rappresentavano il fossato angioino dove si incanalavano queste lave che erano poi destinate alle spiagge site all’altezza del Castello del Carmine. In seguito, il Castello venne demolito e le acque vennero deviate all’altezza dell’Arenaccia.

Soltanto in seguito alla terrorizzante e potente esplosione del Vesuvio nel 1631, il termine Lavinaio ha acquisito anche l’accezione della lava vulcanica ma, storicamente, il riferimento originario resta sempre quello dei flussi di acqua pluviale.

Il primo luogo dove si verificò la peste a Napoli

La zona del Lavinaio, inoltre, è tradizionalmente conosciuta per essere quella dove si è riscontrato il primo malato di peste a Napoli. 

La peste bubbonica del 1656, nel vice regno Partenopeo, ebbe conseguenze disastrose e fu una delle più tragiche della storia. Il popolo napoletano venne letteralmente decimato dai quei mali fisici.

Su un totale di 450.000 abitanti, ne morirono ben 200.000. In certe giornate, decedevano circa 20.000/ 30.000 persone. Il tasso di mortalità oscillava fra il 50 e il 60% della popolazione.

L’infezione arrivò su delle navi napoletane di ritorno dalla Sardegna, regno che contrasse la peste dalla Spagna già nel 1652. Dei topi trasmisero la peste a dei doganieri che erano a bordo, e la leggenda vuole che il primo di loro abitasse nel vico del Lavinaio.

Lo sfortunato infetto, quindi, tornò nella sua abitazione e intaccò la peste anche a sua madre. Dopodiché, l’infezione si diffuse a macchia d’olio per tutta Napoli.

Foto di copertina tratta dall’associazione Locus Iste

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