Io a mangiare la pizza da Oliva, anzi da Concettina ai Tre Santi, ci andavo quando il locale era decisamente più triste di come è adesso, con i neon e degli spogli tavoli in marmo (che pure avevano il loro fascino), e ai Vergini non ci andava nessuno anche se qui la fila per mangiare la pizza c’era sempre e comunque.
Ci andavo perché, anche se sono del Vomero, un’amica che abitava proprio in zona mi ci portava sempre perché, diceva lei, era la migliore pizza di Napoli. E senza nulla togliere agli altri era sicuramente una delle migliori pizze della città, lo era e lo è ancora nonostante il restyling del locale.
Si perché il nuovo look ed il nuovo menù nulla hanno tolto alla semplicità di quella pizzeria con i neon dove per pochi euro mangiavi una pizza davvero speciale.
E non sono cambiati neppure i prezzi perché il giovane Ciro Oliva, pronipote di quella Concettina che dà il nome alla pizzeria, oltre le nuove e speciali pizze gourmet propone anche le pizze della tradizione ai prezzi della tradizione e così ancora capita che un sabato sera esci dal locale avendo consumato pizza e birra per otto euro, mancia compresa! E tutto senza nulla togliere alla genuinità della materia prima e del procedimento, sempre a regola d’arte.
E così ora ai Vergini ci vengo tutti e Concettina ai Tre santi è diventa la nuova mecca della pizza napoletana e questo è un bene per tutto il rione. Onore al merito de giovane Ciro, dunque, che con la sua capacità imprenditoriale è stato in grado di attrarre qui ai Vergini un pubblico nuovo che Concettina ai Tre Santi non la conosceva e che ora viene qui senza remore e la Sanità non è più un posto misterioso o pericoloso, ma un posto come un altro dove mangiare un’ottima pizza.
Ma quello di partire dal basso con la riqualificazione del quartiere non è l’unico merito degli Oliva, cultura per la pizza e solidarietà sono entrambe alla base del nuovo locale.
Qui, infatti, si pratica l’antica tradizione del caffè “sospeso”, ma applicata alla pizza!!
Il meccanismo è semplice chi vuole aderire alla gara di generosità si reca in cassa, magari dopo aver cenato, e lascia sul conto quel che crede per una o più pizza pagate, “sospese”, che verranno consumate da chi, con pochi mezzi, si recherà in pizzeria a chiedere se c’è una pizza sospesa, appunto. Una lavagnetta, nella parte della pizzeria dedicata all’asporto, porta il regolare conto di quante pizze ci sono sospese.
Un’iniziativa concreta e radicata sul territorio che rivaluta un’usanza antica tipica della napoletanità rivolta a chi vive il quartiere, ma che coinvolge in una vera e propria gara di solidarietà, chi viene per la pizza e chi ci vive, un gioco di scambio ed accoglienza che un passo per volta sta facendo riscoprire i Vergini, la Sanità con tutte le sue ricchezze culturali e gastronomiche.
-
1 Pizzaiuoli, un presepe di pizza per il terzo anniversario del riconoscimento Unesco
-
2 Le migliori 5 suite con rooftop panoramico a Capri
-
3 L’Ospedale della Pace. Bene UNESCO, ex Lazzaretto e la targa misteriosa
-
4 Estate 2020: contapersone, niente mascherine e i titolari dei lidi chiedono le spiagge libere
-
5 La chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, orari, prezzi e come arrivare
-
6 Il Museo del Tesoro di San Gennaro: orari, prezzi e come arrivare
-
7 Il Teatro San Carlo di Napoli. Storia e curiosità
-
8 Il Complesso di San Lorenzo Maggiore e la Neapolis Sotterrata
-
9 I cinque posti più belli da vedere in Campania con D’Agostino tour
-
10 Napoli: sfasciata la libreria A&MBookstore, aveva donato libri ai giovani del carcere di Nisida