Uno degli stereotipi più comuni che perseguita i napoletani è: sole, pizza e mandolino, (con varianti).
Il sole lo sappiamo che è una delle caratteristiche della città, la pizza vabbè che ne parliamo a fare, e il mandolino, beh il mandolino è fondamentale perché storicamente Napoli ha avuto una grande, grandissima storia musicale.
“Napoli è bella ma è affollata come Vienna, Londra, Parigi”, questa frase fu detta da Amadeus Mozart nella sua visita nella città partenopea, assieme a “Da zoticone germanico ora sono uno zoticone italiano”.
Attorno a quegli anni fare un viaggio per tutta Europa faceva parte dell’educazione dei giovani, e così per un motivo o per un altro la tappa di Napoli per molti artisti era molto frequente.
Dunque la musica a Napoli ha sempre avuto un ruolo fondamentale, dal XIX secolo poi la canzone classica napoletana è diventata simbolo della musica italiana in generale, grazie anche agli emigranti che andando in America hanno esportato parte della nostra cultura, della cucina e delle nostre canzoni, ma non è l’unico motivo per il quale è così conosciuta internazionalmente, soprattutto quella lirica.
Non è raro infatti trovare musiche italiane cantate in film americani, e non solo quelli di mafia, così come non è raro trovare americani che conoscono a memoria “O sole mio” cantata addirittura da Elvis Presley, Frank Sinatra e Elton John (per nominare alcuni tra i più famosi cantanti americani che l’hanno reinterpretata).
In particolare questa canzone, ma anche altre napoletane, sono state cantate letteralmente in tutto il mondo.
Se vi trovaste a fare un viaggio, non importa dove, accennate le prime parole del ritornello e in pochi secondi troverete un coro improvvisato con diversi accenti.
Altro motivo per la crescita della canzone napoletana è stata la festa di Piedigrotta, nel 1830 poi era una vera e propria istituzione che ospitava anche gare musicali, e grazie alla quale sono diventate famose canzoni come “Te voglio bene assaie”, altre canzoni importanti del periodo e conosciute ovunque sono “Torna a surriento” e “Funiculì funiculà”.
Ci sono molte cose che dividono i popoli: la religione, la politica, le credenze, ma molte altre che li uniscono, la cucina, l’arte e prima tra tutte la musica.
Vi lascio con una frase che il padre di Mozart, Leopold, scrisse durante il suo soggiorno a Napoli, non per denigrare la città, ma per far capire quanto poco ci basterebbe per essere una delle città migliori in cui vivere e per avere il maggior numero di turisti dato che abbiamo tutte le carte per far si che ciò avvenga e perché in fondo, dal 1770 non troppo è cambiato.
“La fertilità esuberante di queste terre piene di vita e di cose rare mi renderanno penosa la partenza. Ma la sporcizia, la quantità di mendicanti, questa gente senza Dio e la cattiva educazione dei bambini, fanno si che si lascia senza rimpianto anche ciò che c’è di buono…”
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