La mitica storia di Chico il mago e la leggenda del Ragù
Una storia straordinaria raccontata da una delle penne più intense della letteratura italiana. I maccheroni al ragù non sono mai stati tanto travolgenti quanto nella leggenda di Chico il mago!
Le penne più prestigiose della letteratura italiana fecero di Napoli una fonte d’ispirazione inesauribile per novelle, racconti e leggende che, ancora oggi, fanno sognare non solo i partenopei. Matilde Serao rappresenta una colonna portante della cultura napoletana. Un fiore all’occhiello della storia napoletana che, attraverso l’intensità delle sue parole ha riportato fatti e narrato leggende in maniera ineguagliabile. Quella di Chico il Mago, riportata dalla scrittrice nel suo Leggende Napoletane, è un racconto appassionante sull’invenzione del ragù. Una storia popolare, condita con una forte nota di affascinante esoterismo che si discosta notevolmente dalla reale invenzione della ricetta che vide la luce in Sicilia. La riportiamo in quest’articolo.
Il racconto della Serao su Chico il mago e l’invenzione del ragù
Siamo nel 1220. A fare da sfondo a questa storia ricca di intrighi, tradimento, mistero e magia, un palazzo malfamato di una stradina chiamata Vico dei Cortellari, particolarmente famigerata per gli edifici fatiscenti e l’aspetto sinistro che la caratterizzava. In quel tempo a Napoli regnava Federico II di Svevia. Vico dei Cortellari era un luogo terrificante dove il popolo aveva paura di passare, se non altro per una casa alta, tetra e stretta covo di gente malfamata. Tra criminali incalliti e donne di malaffare, a destare maggiormente l’inquietudine dei passanti era la figura di Chico il mago.
Sérgio Conceição: chi è il presunto nuovo allenatore del Napoli, amante della pizzaChico era un uomo anziano, un personaggio misterioso che, nonostante cercasse in ogni modo di evitare qualsivoglia tipo di contatto con il prossimo, non si mostrava mai sgarbato nei confronti di coloro i quali osassero rivolgergli la parola. Chico serbava grandi misteri dietro le finestre serrate e le porte mai spalancate di casa sua. L’uomo era solito mandare il suo servo più fidato in giro alla ricerca di spezie misteriose. I popolani, ovviamente, non mancarono di costruire leggende e dicerie sul conto dell’uomo, attribuendogli legami con il demonio e crimini violenti. Chico, del resto, trascorreva notti intere al lavoro, davanti ad un grosso pentolone o a tagliare pezzi di carne appartenenti a specie non ben identificate. In molti cominciarono a sostenere che l’uomo offrisse sacrifici al demonio e che si macchiasse di terribili assassinii, ma nulla di tutto questo si avvicinò mai alla realtà dei fatti.
La verità sul misterioso anziano
A cosa Chico il mago stesse lavorando, nessuno fu in grado di saperlo tranne una donna di noma Jovannella di Canzio, capace di fare il Diavolo a quattro ogni qualvolta avesse bisogno di trarre informazioni o fosse incuriosita da qualcuno o qualcosa. Chico fu, per lei, la sfida più grande, ma alla fine, la donna riuscì a spuntarla. Jovanella scoprì che l’uomo non stesse facendo altro che lavorare per donare piacere alle persone passando per le loro gole. Chico stava lavorando ad una nuova ricetta che, successivamente, avrebbe preso il nome di “maccheroni al ragù”.
Andiamo per gradi, la storia di Chico il mago e dell’invenzione del ragù, infatti, non si interrompe qui. L’ironia della sorte volle che il marito della Di Canzio fosse uno sguattero nelle cucine di corte e che, una volta appresa la ricetta segreta del mago, la donna avesse fatto pressioni sul marito affinché facesse parola a Federico II della nuova pietanza. Alla fine, il re accolse la novità a corte e la donna si precipitò a preparargli l’agognato pasto. Inutile dire che il sovrano ne uscì soddisfatto al punto da ricompensare la donna.
In poco tempo tutta la nobiltà partenopea ed i cittadini comuni si rivolsero a Jovannella, pagandola profumatamente per condividere il segreto del ragù. Intanto, il povero Chico continuava a perfezionarne la ricetta nel suo antro ignaro di tutto. Quando l’uomo lo scoprì, in preda ad una furia incontrollabile, distrusse il suo laboratorio e lasciò Napoli senza mai farvi più ritorno. Leggenda vuole che, poco dopo, Jovanella fosse morta in preda a dolori strazianti e che, di notte, Chico, Jovannella e il Diavolo continuino a preparare i maccheroni al ragù nel palazzo angusto di Vico dei Cortellari.