L’ultima domenica del mese d’agosto, in occasione della festa di San Vincenzo Ferreri, si tiene a Gesualdo (AV) la sacra rappresentazione ultracentenaria del volo dell’Angelo. I visitatori, riuniti in Piazza Neviera, assistono al solenne rito secolare in onore del Santo protettore del piccolo borgo medievale, che consiste in una processione che culmina nel simbolico volo di un bambino (che rappresenta l’Angelo) legato ad una fune d’acciaio tesa fra la torre del Castello di Gesualdo e il campanile della Chiesa del SS.Rosario.
Con l’ausilio di carrucole il bambino, scelto dal Comitato Festa, “vola” fino al centro della piazza sottostante, dove si trova un uomo vestito da Diavolo che inizia a dialogare con l’Angelo instaurando un vero e proprio dibattito che simboleggia l’eterna lotta tra il Bene e il Male. Conclusa la recita, l’Angelo porta a termine il suo volo giungendo al campanile ed al termine della processione ripercorre il tragitto al contrario, in un simbolico “ritorno al Cielo”.
Si pensa che in origine la recita dell’Angelo e del Diavolo, i cui testi richiamano il poema epico “Il Paradiso Perduto” di John Milton del 1667, fosse una rappresentazione teatrale che si svolgeva presso le corti gentilizie di Gesualdo, divenuta in seguito spettacolo per il popolo e rito religioso nelle celebrazioni in onore del Santo. L’Angelo si rivolge prima a San Vincenzo e poi alla folla sottostante dicendo: “O glorioso San Vincenzo Ferreri, io dall’alto vengo e ti saluto, …mi rallegro con te del grande onore che oggi ti rende questo popolo festante…”, ed aggiungendo subito dopo: “lode a te evviva per sempre a dispetto di Satana e di tutto l’inferno!”…. Il diavolo sbuca da sottoterra e risponde: “di Satana? Di tutto l’Inferno? Quale esile fiato fa cenno al mio nome? Al mio Regno? …Tu! …Chi sei tu, o miserabile uccello dalle ali mozzate che pigolando vai su questa mia terra? La lotta si placa con l’esortazione dell’Angelo a combattere i vizi e le tentazioni del male con il supporto della preghiera.
Il volo dell’Angelo tra storia e leggenda
Questa usanza viene fatta risalire al 1822 in base alla testimonianza di un manifesto del 1922, in cui si celebra il centenario del culto di San Vincenzo a Gesualdo. Le origini della manifestazione restano tutt’ora oscure, ma ci sono testimonianze in base alle quali si ritiene che la festa sia legata ad un racconto leggendario: alcuni siciliani, infatti, avrebbero commissionato la statua di San Vincenzo Ferreri ad uno scultore iberico e durante il tragitto si sarebbero fermati proprio nel piccolo borgo di Gesualdo, il cui popolo si sarebbe appropriato della statua, facendo del santo il proprio patrono. Da allora, ogni anno, viene organizzata questa rappresentazione e il volo è diventato la metafora della discesa in terra dell’Angelo che rende omaggio ai propri fedeli, i quali lo venerano e lo ringraziano per l’abbondanza dei raccolti e per i suoi poteri taumaturgici.
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