Il patrono protettore di Napoli è ormai un punto fermo nel panorama partenopeo. Il suo vero nome era Ianuario. Discendeva infatti dalla famiglia gentilizia Gens Januaria, sacra al bifronte dio Giano. Il nome Gennaro, che era in realtà il suo cognome, deriva dalla trasformazione napoletana di Ianuario. Il suo nome di battesimo, stando a fonti non ufficiali, fu Procolo.
Trovò il martirio per ordine del giudice anticristiano Dragonzio quando nella prima metà del III secolo, in piena persecuzione cristiana da parte di Diocleziano, San Gennaro vescovo di Benevento si recò a Pozzuoli per fare visita ai fedeli.
Il suo sangue oggi è custodito in due piccoli balsamari vitrei e di aspetto diverso databili ai primi decenni del IV secolo. Sono tre le date in cui si aspetta il ricorrente prodigio: la vigilia della prima domenica di maggio (prima traslazione), il 16 dicembre (anniversario dell’eruzione vesuviana del 1631) e il 19 settembre (data del martirio). I tempi della liquefazione del sangue variano. L’attesa può durare qualche secondo, ore o giorni. Per i fedeli questo non conta, pregano perchè ciò avvenga.
Si sa, i napoletani sono superstiziosi e se il miracolo dovesse ritardare o non avvenire, credono porti male. Se si anticipa, invece, è festa. E come non dargli ragione se si torna indietro al 1980. In quell’anno, per i fedeli, il ritardo del miracolo annunciò il catastrofico terremoto del 23 novembre.
Ma, tra fuoriprogramma e liquefazioni mancate, non sempre la reliquia più cara ai napoletani si comporta secondo attese. Nel dicembre 2006 infatti il Santo lasciò con un nulla di fatto la trepidante folla che attendeva la liquefazione di turno. Conclusa la messa, in quell’occasione, non si potè fare altro che riporre l’ampolla al suo posto tra la delusione dei fedeli che attendevano il tanto acclamato miracolo. Rispetto a questo caso, però, non ci sono ipotesi ufficiali sulle conseguenze. Andarono diversamente le cose nel maggio 2004 quando il miracolo si fece aspettare per un giorno. Nel febbraio 2005 invece il miracolo avvenne ben due mesi d’anticipo rispetto alla data prevista, che era la prima domenica di maggio. Probabilmente quella volta il Santo apprezzò la presenza di un folto gruppo di Comunione e Liberazione per la messa.
Il miracolo di San Gennaro ha le radici lontane. La prima notizia certa sulla liquefazione risale al 17 agosto 1389, per la festa dell’Assunta il partito filoavignonese indisse grandi festeggiamenti cittadini per accogliere un’ambasceria proveniente da Avignone, nel corso dei quali vi fu anche l’esposizione pubblica della reliquia del sangue di San Gennaro. La cronaca racconta che il sangue si era liquefatto come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo dando l’impressione che il miracolo stesse avvenendo per la prima volta. Da allora il culto si andò intensificando sempre più portandosi con sè credenze popolari e superstizioni. Ogni anno si aspetta il miracolo di San Gennaro e Napoli in pompa magna si prepara a festeggiarlo con fuochi d’artificio sparati appositamente per l’occasione.
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