Curnuto e mazziato, il significato e la storia del modo di dire napoletano
Curnuto e mazziato: non tutte le formule napoletane sono dolci di zucchero.
Curnuto e mazziato: no, non è una bella cosa da sentirsi dire. In verità, neanche da dire in prima persona. Però – che ci volete fare – la lingua napoletana sa essere dolce, poetica e amorevole (si pensi alle soavi poesie e canzoni napoletane di Ernesto Murolo) ma sa anche essere spietata, perfida.
Una caratteristica del popolo napoletano, tocca dirlo, è la capacità di ridere anche di cose per cui non ci sarebbe niente da ridere. Ciò si traduce in autoironia, a volte e in cazzimma, in altre.
Spaccanapoli, l'iconica strada che taglia la città in dueChe significa Curnuto e Mazziato a Napoli?
Veniamo a noi: curnuto e mazziato, che significa? Curnuto andrebbe spiegato solo a chi non è italiano. Le corna sono un evergreen della cultura del Belpaese, le ritroviamo ovunque e in qualsiasi contesto.
Mazziato, alias vattuto. E, metaforicamente, quindi, umiliato, e privato della dignità.
Il povero curnuto e mazziato è quindi una vittima. Una persona soggetta a due offese, di natura diversa, e derivanti da due fonti diverse.
Il danno vero e proprio, da parte di chi lo ha provocato e l’umiliazione conseguente, lo scherno che ne deriva. Insomma, oltre il danno la beffa.
Da cosa deriva questa espressione?
L’origine del termine è ignota. Una possibile origine potrebbe essere una leggenda della mitologia greco romana, che vede protagonisti Vulcano, il dio del fuoco, Venere, la dea della bellezza e Marte, il dio della guerra.
Gli dei della mitologia greca e romana non spiccavano per specchiata moralità, né si può dire che fossero amanti fedeli e monogami. Nonostante Venere fosse sposata con Vulcano, si innamorò di Marte. Quest’ultimo, dall’occhio lungo, corrispondeva il sentimento della della bellezza (come biasimarlo).
L’amore dei due si consumò proprio sul letto del povero Vulcano, il quale, informato di ciò che stava accadendo, sorprense i due amanti cogliendoli sul fatto ma, anziché combattere contro Marte o punire Venere per il tradimento subito, li legò con delle funi invisibili e convocò gli altri dei per mettere alla gogna, alla berlina, i due fedifraghi.
Ma le cose non andarono proprio come il dio del fuoco aveva programmato perché gli dei, convocati, anziché inveire contro gli amanti che tutto sommato se ne stavano vedendo bene (ndr), iniziarono a ridere di Vulcano e ad accusarlo di non aver avuto la forza di difendersi, di essere stato un cattivo amante e marito e di essersi solo dimostrato in grado di manifestare il suo odio, la sua gelosia.
Povero Vulcano. Se gli dei avessero conosciuto il dialetto napoletano, al ritorno, sogghignando mentre salivano sull’Olimpo, avrebbero sicuramente detto di lui: “Curnuto e mazziato!”