Come Napoli divenne la città più pulita d’Europa nel 1832
La città di Napoli, nel 1832, fu la più pulita d'Europa. Grazie alla dominazione borbonica, molti furono i risultati politici, economici e sociali.
Ebbene si! Avete letto bene dal titolo! Napoli, nel 1832, è stata la città più pulita d’Europa. Come? Andiamo indietro nel tempo e scopriamolo insieme!
Napoli, al tempo, era una delle città più affollate e popolate, proprio come oggi. Nonostante tutto, negli ultimi anni della dominazione borbonica sotto Ferdinando II, la città riuscì a risolvere uno dei tanti problemi che ancora oggi l’affliggono, quello della vastità dei rifiuti.
Michelemmà: la leggenda di una canzone fra le mani di un pittoreRicordiamo perfettamente, infatti, come all’inizio del Duemila la metropoli fu assalita da questa complicata emergenza che, purtroppo, per molto tempo ha guastato in modo quasi irreparabile la fama della stessa, costantemente documentata dai media nazionali e internazionali.
Facendo un passo indietro nel tempo, vediamo proprio come negli ultimi anni della dominazione di Ferdinando II di Borbone, la città riuscì a risolvere questo grave problema grazie soprattutto all’abilità del sovrano, che risolse la situazione nella prima metà del 1800.
La dominazione di Ferdinando II di Borbone a Napoli
Il re, ricordiamo, ebbe molta fortuna a Napoli e la città raggiunse numerosi progressi economici e sociali sotto il suo comando.
Fu grazie a lui che in città videro la luce numerose opere passate alla storia. È il caso dell’ideazione della prima rete ferroviaria nel 1839, quando Bayard, ingegnere francese, partecipò alla realizzazione della Napoli-Portici. Ricordiamo anche la nascita della flotta mercantile più ricca ed evoluta, che possedeva perfino un proprio codice marittimo, o del primo piroscafo a vapore che attraversò le acque del Mediterraneo.
Tra queste maestrie e finezze del regno del re Ferdinando si colloca la perfetta gestione della pulizia delle strade, cosa che non giovò solo alle alte classi sociali, ma che cambiò il modo di vivere di tutti.
Con grande abilità, il re amministrò in modo tale da rendere giustizia alla grandezza di Napoli, che doveva dimostrarsi splendida a tutti gli effetti, proprio come lo erano Londra, Parigi e Vienna.
Certo, come abbiamo detto, ciò non fu semplice, non solo in quanto Napoli possedeva un’importante densità demografica, ma anche perché, proprio in quegli anni, essa fu afflitta da numerose rivolte che bagnarono di sangue gli ameni luoghi.
Tuttavia, nel Meridione di Italia tutto ciò non fu proprio una prestante novità.
Infatti, già nel 1330, a Palermo furono rese obbligatorie alcune norme, come i divieti di sporcare i luoghi pubblici.
Oggi, tutto ciò può sembrarci normale, ma al tempo era tutt’altro che usuale. Si impose, perciò, ai bottegai, di tenere pulito quanto più possibile la strada antistante i loro negozi.
Di questa grandiosa pulizia delle strade partenopee ce ne parla anche Goethe, il quale nel suo manuale intitolato “Viaggio in Italia” rimase impressionato dal riciclo degli alimenti in eccesso che si eseguiva nel regno borbonico.
La raccolta differenziata a Napoli
Non a caso, già sotto Ferdinando IV Napoli possedeva una grande comodità non molto scontata: l’acqua corrente nelle abitazioni, cosa che concorse a rendere molta più cura da parte dei cittadini alla cura e all’igiene personale.
Anche l’epidemia da colera del 1830, proveniente dal Nord Italia, spinse il re ad ulteriori restringimenti. Infatti, con un decreto regio dispose la pena detentiva per chiunque fosse stato colto in flagrante a sporcare i luoghi della città, anche dai balconi delle proprie abitazioni.
E, non crederete ai vostri occhi, ma fu sempre Ferdinando II a concepire il metodo della raccolta differenziata! Pensate che, sempre in un decreto regio, egli obbligò a dividere l’umido dal vetro, ferro o legno. Proprio come oggi c’erano finanche degli orari per gettare l’immondizia, di solito alle prime ore del mattino, e, una volta raccolta, essa veniva trasportata in appositi spazi, insieme al letame degli animali e agli scarti delle fabbriche.
Tutti sottostavano a queste regole pubbliche, soprattutto i monasteri e i commercianti. A questi ultimi, veniva fatto anche divieto di lavare cose in mezzo alle strade, come ai cittadini era vietato di stendere i panni sui suoli pubblici, stavolta non solo per sporcizia, ma soprattutto per decoro!
Che dire? Una Napoli, quella di oggi, che deve prendere spunto dal passato. Un passato di cui certamente vantarsi.
Fonte: Le incredibili curiosità di Napoli M. Perrillo
Foto: Racconta Napoli