Buona Speranza, la leggenda di Matilde Serao dedicata ai bambini

La dolcissima leggenda di Buona Speranza, scritta da Matilde Serao per addolcire i sogni dei vivaci giovinetti partenopei.

Arte e Cultura
Articolo di , 22 Nov 2021
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Sono belli i bimbi napoletani e ridono e giocano come tutti gli altri bimbi del mondo; ma non vogliono alla sera stare quieti sotto il lume della lampada, se la giovane madre, o la gentile sorellina, o la nonna dagli occhiali d’oro, o la zia che lavora di calza, non racconta loro una storia; una bella e lunga storia che faccia spalancare i loro occhioni, sino a che il sonno li faccia diventare piccoli piccoli”. Così, Matilde Serao esordisce nella leggenda della Buona Speranza, che la scrittrice dedicò ai bambini napoletani e non solo. La scrittrice volle narrare con affetto ed infinito trasporto una storiella che riuscisse a quietare i sogni dei più piccoli e, allo stesso tempo, appassionarli fino alla fine. Contenuta in Leggende Napoletane, la storia di Provvidenza, Buona Speranza riesce a sciogliere anche i cuori più duri. La raccontiamo in quest’articolo.

La leggenda di Buona Speranza di Matilde Serao 

Nella leggenda di Buona Speranza, Matilde Serao racconta di un uomo di elevata statura, dalle lunghe braccia come mulini, di corporatura magra e non troppo vecchio. Una figura singolare e misteriosa che, la prestigiosa penna, non mancò di definire “allampanata” e “fantastica”. L’uomo, da tutti chiamato, per l’appunto, Provvidenza, Buona Speranza, aveva i capelli neri e gli occhi bruni come il carbone, che brillavano come quelli di un giovanetto. La pelle del viso era tanto provata che la Serao la descrisse in maniera icastica paragonandola al colore della cartapecora antica e, le cui rughe, rimandavano le zampe di una gallina morta.

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Provvidenza vestiva di nero, con pantaloni lucidi e grossi scarponi di cuoio grosso che lasciavano intravedere le calze bucate. Aveva un lungo soprabito col primo bottone sempre legato al secondo occhiello e portava una cravatta bianca e un cappellaccio rosso tutto ammaccato. Buona Speranza si accompagnava sempre con un bastone nodoso e, girando tra le stradine di Napoli, soleva innalzare a gran voce le parole con cui i popolani gli diedero nome. L’omone si fermava nelle case benedette dalla presenza di un bambino, gridando “Buona Speranza!” nell’attesa che qualcuno gli calasse moneta e “Provvidenza” nelle dimore in cui non vivevano bambini. Buona Speranza conosceva le case degli uomini avidi e poveri nello spirito, scansandole di proposito.

Il migliore amico dei bambini 

Matilde Serao racconta di Buona Speranza come un uomo mai burbero, dai modi particolarmente dolci con i bambini. L’uomo rallegrava l’animo dei ragazzini più sfortunati, condivideva il poco che aveva con loro e gli permetteva di dormire al caldo, mentre trascorreva piacevolmente il tempo con i bambini provenienti dalle famiglie più agiate che non erano intimoriti da lui. Non solo i più piccoli, anche gli adulti amavano l’energia positiva di Provvidenza, Buona Speranza che, ciò nonostante, un giorno sparì senza lasciare traccia.

Dopo un po’ di tempo, fu detto che Provvidenza fosse un grande medico proveniente da un paese lontano. L’uomo condivise una meravigliosa storia d’amore con l’unica figlia del re e che l’avesse sposata segretamente dandole un figlio. Saputo il fatto, il re avrebbe esiliato per sempre il medico e segregato la figliola. Alla morte del sovrano, Provvidenza sarebbe riuscito a tornare dalla sua amata, prendendo il suo posto a corte per intercessione del cognato. La leggenda di Buona Speranza nasconde moltissimi tratti suggestivi ed un carico emotivo decisamente intenso, per il quale si rivela una meravigliosa storiella da raccontare ai propri bambini all’arrivo della sera.

 

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