Alcune curiosità “napoletane” sull’architetto Enrico Alvino

Arte e Cultura
Articolo di , 14 Apr 2021
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La storia dei quartieri napoletani è contraddistinta da innumerevoli curiosità storiche di cui, spesso e volentieri, nemmeno gli abitanti stessi della città, ne sono a conoscenza. Che sia un episodio particolare legato alla costruzione di un palazzo, o una leggenda legata al nome di un vico poco conosciuto, molte di queste curiosità le ritroviamo anche nelle personalità che hanno reso i quartieri napoletani celebri e unici e nel loro genere.

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Ogni quartiere, difatti, ha una propria storia, tradizione e connotazione architettonica. Tutti caratteri che fanno si che ci possa essere un tratto di unicità nella multiforme e colorita storia di Napoli.

Molti sono stati, dunque, gli architetti che hanno reso meravigliosa la città e tanti hanno lavorato ai palazzi e alle piazze che la rappresentano.

Unico nel suo genere e grande tra i tanti è sicuramente il genio di Enrico Alvino che, nel panorama architettonico ottocentesco di Napoli, si impone per il rigore costruttivo e per il recupero della classicità che portò ad una fioritura, in particolare modo, del neobarocco e del neogotico.

L’Alvino riuscì a recuperare molti dei tratti precedenti impreziosendoli con il suo gusto personale, che noi oggi riconosciamo facilmente nelle sue opere d’arte.

Ma non tutti sono a conoscenza del reale numero di lavori, modellati per mano dell’eccelso artista, che Napoli conserva. Questa, per chi ama la città, è davvero una incredibile curiosità svelata!

 

Al grande architetto non è solo intitolata una strada situata nel prezioso quartiere del Vomero (in foto), tra via San Gennaro al Vomero e via Domenico Cimarosa ma di grande interesse resta la trasformazione del convento di San Giovanni delle Monache nella possente struttura dell’Accademia delle Belle Arti posta in via Costantinopoli.

L’opera è del 1861 e testimonia, senza alcun dubbio, meglio di ogni altra la grande perizia costruttiva dell’Alvino che portò a termine l’impegno arduo assegnatogli: il riutilizzo e con ogni probabilità anche la rielaborazione degli immensi spazi.

 

 

Altro luogo della città legato al suo nome è quello dell’elegante Piazza dei Martiri. Fu proprio l’Alvino a convincere il re Ferdinando II ad inserire la “colonna della Pace”, bella e maestosa, posta, per l’appunto, nella stupefacente piazza. Fu dopo questa decisione che il sito mutò il suo nome in Largo della Pace.

Sempre nei pressi della piazza, Alvino si preoccupò di erigere il bel palazzo per il generale Nunziante nel largo di Santa Maria Cappella Vecchia.

 

Avvenuta l’Unità di Italia, inoltre, gli fu chiesto da parte del sindaco Colonna di Stigliano di riprogettare il monumento principale con lo scopo di dedicarlo ai Martiri napoletani di tutti i moti rivoluzionari. L’architetto, così, progettò la nuova base con i quattro leoni.

 

Ma lo spirito di urbanista di Enrico Alvino non si arrestò a queste grandi opere. Egli, infatti, ebbe la sua più grande affermazione nel progetto del Corso Maria Teresa (oggi Vittorio Emanuele) insieme ad altri grandi del tempo. I lavori per la costruzione di questo corso, che affaccia sul lungomare del Golfo di Napoli, si protrassero a lungo, sino all’Unità d’Italia, anni durante i quali la strada venne intitolata in omaggio al primo re di Italia, diventando così Corso Vittorio Emanuele.

 

La grandezza di questa immensa personalità, comunque, non è basata solamente sulle perfette opere d’arte che compì.

Egli lasciò a Napoli una validissima scuola che ne continuò per molti anni lo stile severo ma al tempo stesso sereno.

L’architetto morì in città nel 1877 quando già si avvertivano quelle inquietudini costruttive che anticipavano le tendenze tipiche dei secoli che sarebbero venuti.

 

Fonti:

  • Le strade di Napoli, Gino Doria.
  • Le strade di Napoli, Romualdo Morrone, Vol. I.

 

Foto: immobiliare.it

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