Ai Quartieri Spagnoli di Napoli il quadro di Maradona che si trasforma in Gesù
Avete mai sentito parlare di dipinti che si trasformano? L'Ex Voto, locale ai Quartieri Spagnoli, espone la tela in cui Maradona diventa Gesù.
Avete mai sentito parlare di dipinti che si trasformano? Non stiamo parlando di quadri digitali né di tele che cambiano a seconda della prospettiva da cui le si osserva. Stiamo parlando proprio di dipinti che mutano mentre ci si sofferma a guardarli. E no, non si tratta di una stregoneria. A brevettare questa tecnica pittorica rivoluzionaria è Francesco Filippelli, un pittore e chimico napoletano. È suo “Ecce Homo“, la rappresentazione di Maradona che si trasforma in Gesù, che verrà temporaneamente esposta – a partire dalle 20:30 del 7 dicembre e fino al 12 dicembre 2023 – presso l’ex Voto, un caratteristico locale che si trova in vico Lungo Gelso ai Quartieri Spagnoli.
Kimbo apre il suo nuovo Training Center a ScampiaImago Dei di Francesco Filippelli: hai mai visto un dipinto su tela trasformarsi?
Il quadro fa parte di un’esposizione itinerante più ampia, “Imago Dei“, che si snoderà in diversi luoghi di cultura sparsi lungo il centro della città. 7 dipinti che si trasformano, 7 soggetti diversi, in 7 siti culturali. A parte il già citato ex Voto, dove sarà messo in mostra “Ecce Homo”, la tela di Maradona, gli altri 6 sorprendenti quadri (che non sveleremo in queste sede) saranno esposti dal 7 al 12 dicembre a Palazzo Venezia, presso A ‘Mbasciata, a Sant’Anna dei Lombardi, nella Basilica di San Giovanni Maggiore, presso la Chiesa di Santa Maria Stella Maris, nel vicolo della cultura al Rione Sanità.
Di seguito il calendario di tutti gli appuntamenti.
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Dopodichè, tutte le tele saranno radunate in un unico luogo, in una mostra permanente presso la sala dell’armeria al Maschio Angioino.
Ma come è possibile che un dipinto si trasformi e cambi nel corso dell’osservazione? A spiegarcelo è stato proprio Francesco Filippelli, l’artista napoletano che ha brevettato questa tecnica rivoluzionaria. “È una questione di chimica – ci ha raccontato Francesco, laureato in questa materia -, si tratta di reattivi mescolati con la pittura“.
“L’idea mi è venuta un giorno che mi trovavo alla Cappella Sansevero. Stavo osservando le opere, tutte intatte, e ho notato come il quadro del Principe di Sansevero fosse l’unico rovinato. Mi è sembrata una sorta di anticipazione di Dorian Grey, come se il Principe avesse voluto creare di proposito qualcosa che si andasse a deteriorare con il passare del tempo“.
L’idea iniziale di Francesco era quella di fare qualcosa di irreversibile, che andasse appunto ad “invecchiare” nel tempo. Poi, ha preferito qualcosa che avesse un effetto immediato e, soprattutto, potesse ritornare alla sua forma originale. Due anni di studio e di lavoro approfondito hanno portato al primo dipinto “che si trasforma“. Altri due anni alla sua prima mostra.
“Imago dei” , che è la seconda esposizione di Francesco Filippelli, racconta in un modo inedito e originale proprio di come nella nostra mente si sia evoluta l’immagine dell’archetipo di Dio. E Maradona, nell’immaginario collettivo napoletano, ne è un ottimo esempio.
“Per un napoletano conoscere la storia di Maradona è come per un Cristiano conoscere il Vangelo. Non solo il popolo dei napoletani, ma la città stessa, ha preso l’uomo Maradona, ci ha soffiato sopra e lo ha reso Dio. La parabola di Maradona, tuttavia, ci indica come la divinizzazione di un essere umano porti in sé delle conseguenze catastrofiche per chi è oggetto di questo innalzamento forzato. Il peso dell’onnipotenza ha gravato eccessivamente sull’uomo, che ne è rimasto schiacciato, risucchiato in un vortice di stupefacenti che avrebbero dovuto supportare questo senso di onnipotenza, ma che hanno in realtà rappresentato una frettolosa fuga dalla vita, ponendo in un impietoso contrasto l’uomo di fronte alla sua finitezza. Ecco l’uomo dunque, incoronato come Dio e poi flagellato dalla vita, esposto come Cristo al pubblico ludibrio. Ecco la parabola dell’uomo che, innalzato a Dio, ci rivela la sua natura più umana: ecco (per usare un termine caro alla città di Napoli) un ‘povero Cristo‘”, recita la descrizione del dipinto.